Il Moro Selvatico, noto anche come roveto e scientificamente classificato come Rubus villous, è una pianta di genere femminile, associata al pianeta Venere e all’elemento acqua. È venerato in relazione alla divinità Brigitte ed è noto per i suoi poteri curativi, di attrazione del denaro e di protezione.
In ambito rituale, il Moro Selvatico è stato storicamente considerato sacro in varie tradizioni pagane e utilizzato nel culto di queste divinità. Nella tradizione wiccan, per esempio, si preparano torte di more il 2 agosto, in occasione della festa di Lughnasadh, per commemorare le mietiture, simboleggiate come la morte del Dio.
Nell’ambito magico, il Moro Selvatico ha diverse applicazioni. Uno dei suoi usi più singolari è rappresentato dai cespugli di rovi che formano archi naturali, considerati potenti rimedi curativi. Attraversare questi archi avanti e indietro per tre volte, preferibilmente in una giornata di sole e seguendo la direzione est-ovest, è creduto curare malattie della pelle, reumatismi e tossi convulse.
Le foglie e le more del Moro Selvatico sono utilizzate nei riti di ricchezza, e i cespugli di more sono considerati protettivi. La pianta è anche impiegata per curare le scottature. Una pratica comune è immergere nove foglie di rovo in acqua di sorgente e applicarle sulle bruciature, recitando per ventisette volte una invocazione magica a Brigitte, la dea celtica della poesia e della salute.
In conclusione, il Moro Selvatico è una pianta molto apprezzata in ambito magico per le sue proprietà curative, la sua capacità di attrarre ricchezza e per la sua natura protettiva, utilizzata in una varietà di contesti rituali e pratiche magiche.